San
Francisco, Settembre, 2, 1880. Ritroviamo il nostro contatto, lo
stupore di Twain, per la celerità della risoluzione della missione è
poca cosa in confronto all’urgenza di arrivare alla fonte, così
rimaniamo di comune accordo che la nostra partenza verso Turbol,
avverrà l’indomani mattina. Il viaggio inizia inaspettatamente
tranquillo fino alla nostra prima fermata al saloon della cittadina
di Derron. Entriamo nel locale per sistemarci e abbeverarci, quando
vendiamo interrotti dall’arrivo di un gruppetto dall’aria poco
raccomandabile, cosa di cui si sarebbero potuti accorgere perfino i
profani della scienza fisiognomica. Uno degli individui si avvicina
di colpo al reverendo che viene preso di soprassalto, sospetto stesse
parlando con qualcuno dei suoi amici immaginari. Subito facciamo
spazio tra il nostro compagno e l’assalitore, che comincia subito a
imprecare contro Jackson. Egli si presenta col nome di Damon Alban e
parla di un debito di cinquecento dollari che il Reverendo avrebbe
contratto con lui. Il cosiddetto buon pastore è così obbligato a
svelare i suoi trascorsi criminali con la banda di Alban, e
soprattutto che li ha addirittura imbrogliati, fuggendo col malloppo
di mesi della banda, il tutto prima della cosiddetta redenzione.
Forse Jackson, non un pazzo che parla al vuoto, forse è solo furbo
nel coprire la sua fuga? Sicuramente è il tipo di canaglia utile al
gruppo, ma altrettanto certamente sarà interessante scoprire cosa si
cela dietro i suoi enigmatici gesti. Con mia somma sorpresa, non
scatta nessuna sparatoria, anzi Carter mostra tutto il suo innato
carisma, e convince e consiglia Alban e suoi, che sarebbe utile e
produttivo per entrambi un’alleanza, loro vogliono soldi, noi
supporto per la missione al forte; dopo un interminabile minuti di
silenzio, i banditi accettano. L’appuntamento con Alban è i suoi e
fra tre giorni alla fortezza di Turbol, alla resa dei conti. Il
nostro viaggio ricomincia, tre giorni di cavallo sono lunghi, ma il
morale è alto, il nuovo supporto da speranza a questa missione quasi
suicida. Come al solito non abbiamo tempo di annoiarci così sul
sentiero ci si para davanti un carrozzone dal chiaro stile europeo,
che sembra essere con una ruota rotta, e anche se la prudenza non è
mai troppa decidiamo di avvicinarci e investigare. Davanti al carro
ci si para con suoi enormi baffi, Boris, che sorridendo come solo gli
europei sanno fare, racconta di essere fermo, insieme a sua sorella Cleo e le due figlie di lei. L’omone non fa in tempo a raccontare la
sua storia che dal carro esce il resto della sua famiglia, le timide
ragazze e la donna che si presenta come Madame Cleo. Dopo esserci
sincerati delle loro buone intenzioni li aiutiamo a riparare il carro
e accettiamo di dividere con loro il pasto della serata oltre a
godere della loro compagnia, soprattutto trovo interessante discorre
con la giovane Galina. La serata sarebbe trascorsa piacevolmente se
escludendo la sciocca trovata della donna di “fare le carte” ai
miei compagni poco avvezzi a logica e scienza, insomma un sacco di
sciocchezze, che parlavano addirittura di faraoni! La mattina
salutiamo con piacere e ci incamminiamo eroicamente, verso la
missione
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