Intanto
Carter doppietta alla mano, entra prepotentemente nella locomotiva,
in tempo solo per raccogliere gli ultimi istanti della sua amata
Virginia, che dopo aver tentato di infiltrarsi nell’organizzazione,
muore subdolamente avvelenata. La furia del capitano è
inimmaginabile, ma prima che la sua ira possa colpirlo, l’uomo si
svela come un sosia, facente parte di una trappola ben orchestrata a
partire dall’agendina e soprattutto il treno è diretto per
scontrarsi con quello del presidente. Carter preso da una furia quasi
inumana, dimentica per un attimo il suo dovere, torturando il sosia
di Turbol fino all’inevitabile morte, e solo all’ultimo secondo
buono, completa il blocco del treno col freno d’emergenza. Siamo
finalmente riuniti, la minaccia è sventata e all’arrivo degli
inviati dei Magister Twelve, le nostre prime parole sono di compianto
per la povera Virginia, senza dimenticare un buon rimborso delle
spese, che Carter si trova costretto a chiedere per venire incontro
agli avvenimenti. Mark Twain, riabilita il capitano e ci nomina
ufficialmente servi della grande America, per quello che si
preannuncia come solo l’inizio di una serie di avventure.
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